I tesori sepolti della Valturcana

Nella parte bassa di Cornei in Alpago, scorre il torrente Valturcana, affluente del Tesa, il maggiore corso d’acqua della zona.

Sulle origini del nome Valturcana la leggenda narra che alcune orde di Turchi, moltissimi anni or sono, giunsero in Alpago dall’Austria carichi di oggetti ed artefatti preziosi, frutto delle loro razzie e scorribande. 

Mentre si accingevano a rientrare nello loro terre remote, si accorsero di essere inseguiti da un folto gruppo di cavalieri. Per non rischiare di perdere tutto in una dispendiosa battaglia e per tentare di abbreviare il percorso di ritorno, anziché procedere per la pianura veneta per entrare in Friuli, pensarono di giungervi attraverso una valle, che dal basso Alpago porta in Cansiglio, da dove la ritirata verso il Friuli poteva risultare più facile e veloce. Così effettivamente fecero. 

I Turchi quindi imboccarono la vallata che fiancheggia il paese di Cornei nel fondo della quale, all’epoca non scorreva alcun fiume. Gli inseguitori però si accorsero della manovra e continuarono ad inseguire i fuggiaschi, la cui marcia era notevolmente rallentata dal peso delle enormi ricchezze accumulate nel corso delle loro ruberie. 

I Turchi, allora, giunti poco oltre la metà della vallata, iniziarono a sentire il fiato degli inseguitori sul collo. Per timore di essere raggiunti e di compromettere il risultato della loro spedizione, decisero di seppellire il tesoro in una delle numerose gole ed anfratti di cui era disseminata la valle. Sarebbero tornati a riprenderlo in tempi futuri. 

Così, infatti, riuscirono a sfuggire, dopo aver seppellito gli oggetti preziosi. Arrivarono in Cansiglio, da qui in Friuli. Una volta giunti nei balcani però, furono aggrediti e vinti in battaglia da altre orde barbariche, e nessuno si salvò. 

La vallata di questa storia prese, da allora, il nome di Valturcana, o valle dei Turchi, e così pure il torrente che in epoche successive cominciò a scorrervi

I loro tesori, secondo la tradizione popolare, si trovano ancora sepolti da qualche parte nella valle. Si tratta, sempre secondo tradizione, di un tesoro enorme costituito da monete d’oro, gemme e pietre preziose, da monili ed oggetti preziosi di vario tipo, il tutto contenuto in vecchi contenitori di rame. 

La tradizione vuole inoltre che in molti, nel corso degli anni, abbiano tentato la ricerca del tesoro, senza tuttavia riuscirci.

La metafora nella leggenda dei Turchi in Valturcana:
Il tesoro, molto probabilmente, rappresenta metaforicamente ed in senso lato la storia della coltivazione della vite, che fino a tempi non sospetti arrivava, per l’appunto, fino in Valturcana. Al giorno d’oggi la Valturcana è soggetta sempre più spesso a frane, smottamenti e fenomeni di abbandono. Altre zone dell’Alpago hanno superato la Valturcana per la produzione di diverse tipologie di vini.