Storia della Foresta del Cansiglio

La Foresta del Cansiglio, una delle più antiche e rigogliose d’Italia, ha storie e leggende intrecciate alle sue fronde, risalendo a millenni fa.

Origini del Nome

L’etimologia di “Cansiglio” si perde nel tempo. Diverse teorie sono emerse riguardo all’origine del nome. 

Alcune delle ipotesi più popolari includono derivazioni come “Campus silius” e “Campus silens”, che evocano l’idea di un “campo o luogo piano e silenzioso”, o “Campus silvae”, traducibile come “spiazzo tra i boschi”, e ancora “Campus silis” o “campo del Piave”[1]. 

La teoria che ha guadagnato maggior consenso collega “Cansiglio” a “concilium”, indicando una terra indivisa, consorziale di boschi e pascoli, condivisa da molteplici comunità. Originariamente, “Cansiglio” o “Cansegio” si riferiva esclusivamente alla conca centrale, ovvero alla Piana del Cansiglio, mentre il territorio circostante era noto come “Bosco d’Alpago”.

Un Legame Antico con l’Uomo

Le radici dell’affinità tra l’umanità e la Foresta del Cansiglio affondano oltre 10.000 anni fa. L’Uomo di Cromagnon, uno dei primi abitanti di queste terre, utilizzava l’altopiano come riserva di caccia estiva. 

Questo legame ancestrale è sottolineato dai reperti di punte di selce ritrovati nei primi anni ‘90 in varie zone dell’Alpago, testimonianza della caccia ai grandi erbivori dell’epoca. Con l’evolversi delle civiltà, dai Paleoveneti ai Romani fino ai Barbari, la presenza umana si fa più incisiva e strutturata.

Documenti e Dominazioni

La testimonianza scritta più antica legata al Cansiglio risale al 923 d.C., quando Berengario I assegnò il territorio al Vescovo di Belluno[2]. Nei secoli successivi, il dominio sulla foresta passò di mano in mano, fino ad essere inglobata sotto la Serenissima Repubblica di Venezia nel 1404. 

Questo passaggio segnò un periodo significativo per la foresta, tanto da guadagnarsi il nome di “Bosco dei Dogi” o “Bosco del Reme”[3]. La gestione veneziana fu caratterizzata da una rigida regolamentazione dell’uso delle risorse forestali.

I Cimbri del Cansiglio: Gli Uomini del Bosco

Una popolazione di particolare interesse che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del Cansiglio sono i Cimbri. Questi “uomini del bosco”, come erano spesso chiamati, erano profondamente connessi all’ambiente forestale, tanto che la parola “tzimberer” in lingua cimbra significa per l’appunto boscaiolo. 

Dotati di una straordinaria maestria nella lavorazione del legno, i Cimbri non erano solo dei semplici taglialegna, ma veri e propri artigiani che sapevano trasformare il legno in opere d’arte e strumenti utili per la vita quotidiana.

Nel Veneto, la presenza cimbra risale al circa l’anno 1000, con insediamenti noti in Lessinia e sull’Altopiano di Asiago. Tuttavia, il loro arrivo nel Cansiglio avvenne in un periodo più tardo, alla fine del Settecento, subito dopo la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia. 

Questo ritardo nell’insediamento potrebbe essere attribuito a vari fattori, tra cui possibili restrizioni territoriali imposte dalla dominazione veneziana o la ricerca di nuove risorse forestali una volta esaurite quelle nelle loro precedenti aree di residenza. La loro presenza ha arricchito la cultura e l’artigianato del Cansiglio, rendendo questa foresta ancora più unica e storicamente significativa.

Tra gli insediamenti Cimbri tutt’oggi visibili in Cansiglio troviamo: 

  • Pian Osteria, 
  • Canaie, 
  • Campon, 
  • Le Rotte, e 
  • Vallorch

Dalla Serenissima all’Italia Moderna

Nel 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia, la foresta attraversò un periodo di instabilità, esposta alle predazioni sia delle popolazioni locali sia dei militari francesi. La dominazione austriaca tentò di riportare ordine, ma fu solo con l’annessione al Regno d’Italia nel 1866 che il Cansiglio divenne “Foresta demaniale inalienabile”, garantendole una tutela maggiore[4].

Il Cansiglio durante la Seconda Guerra Mondiale

Durante la seconda guerra mondiale, il Cansiglio divenne uno degli epicentri della resistenza partigiana contro l’oppressione nazista. Nell’agosto e settembre del 1944, le truppe tedesche lanciarono un’ampia operazione di rastrellamento, mirando alle brigate partigiane presenti nella foresta. 

Nonostante gli sforzi dei resistenti, il 10 settembre la situazione divenne insostenibile. La maggior parte dei gruppi partigiani riuscì a evitare la cattura fuggendo dalla zona. Tuttavia, nella loro frustrazione per non aver trovato i partigiani, i soldati nazisti sfogarono la loro ira sulla popolazione locale, incendiando diverse malghe e casere. 

Questo scontro, sebbene avesse causato un numero relativamente limitato di perdite, fu vissuto dai resistenti come una sconfitta dolorosa. Generò sconforto e tensioni tra le formazioni partigiane della zona, che poterono riorganizzarsi e trovare nuova forza solo nella primavera successiva. 

La memoria di questi eventi rimane come simbolo del coraggio e della determinazione della popolazione e dei resistenti, che lottarono contro l’oppressione in uno degli ambienti più suggestivi e selvaggi d’Italia.

Conclusione

La Foresta del Cansiglio non è solo un trionfo della natura, ma un monumento vivente alla storia dell’Italia e alla relazione millenaria tra l’uomo e l’ambiente circostante. Ogni albero, ogni sentiero, racconta storie di dominazioni, battaglie, e soprattutto, di rispetto per la natura. Visitarla è un viaggio attraverso il tempo, un’esperienza che lega profondamente al patrimonio culturale e naturale del nostro paese.

Note e Riferimenti Bibliografici: