L’Alpago e i suoi monti sono da sempre terreno fertile per miti e leggende popolari che narrano di mostri, draghi, tesori sepolti dai Turchi, cavalieri e molto altro. Una di queste è la leggenda del mostro del lago di Santa Croce.
Molti secoli or sono, a una manciata di metri dalle sponde del lago e nei pressi dell’odierno paese di Santa Croce, sorgeva un villaggio abitato da poche anime. A proteggere gli allevatori e i contadini era un anziano signore, noto per la sua straordinaria saggezza e per la conoscenza delle arti magiche. Date le molteplici versioni discordanti sul suo nome, lo chiameremo semplicemente Anziano Saggio.
L’Anziano Saggio era un uomo buono, che amava prendersi cura del prossimo e aiutare chi si trovava in difficoltà. L’altruismo era una delle sue doti più apprezzate. Inoltre, amava la natura e gli animali e sapeva trasmettere a tutti pace e serenità. Di lì a poco, però, sarebbe successo qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la vita degli abitanti del posto. Durante una notte di plenilunio, in un inverno più freddo del solito, si udirono in tutta la vallata dei forti boati provenire dalle grotte situate nei fianchi delle montagne che circondavano il lago di Santa Croce.
I boati svegliarono gli abitanti del villaggio, mentre l’Anziano Saggio raccomandava a tutti di mantenere la calma. Egli era l’unico a conoscere il segreto custodito da quelle montagne: i boati erano prodotti da un gigantesco drago imprigionato in una di quelle cavità. Il mostro era lì da secoli, nonostante i molteplici tentativi di liberarsi.
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A partire da quella notte, i boati provenienti dalle grotte divennero sempre più frequenti, aumentando la preoccupazione della gente. A quel punto, l’Anziano Saggio non poté più esimersi dal raccontare ai suoi concittadini la verità. Fu così che decise di radunare tutti in piazza e spiegare loro le ragioni di quegli agghiaccianti boati. I paesani, increduli e spaventati, iniziarono ad armarsi di mazze e forconi, mentre altri si preparavano a scappare.
I’Anziano Saggio, senza dilungarsi troppo, spiegò che una maniera per liberarsi del mostro esisteva, ma che soltanto lui stesso avrebbe potuto metterla in atto. E così, avendo egli in passato combattuto fianco a fianco con i crociati di Belluno e Serravalle (Oggi nota come Vittorio Veneto), si rivolse all’attuale comandante per chiedere aiuto a sconfiggere il drago.
Il comandante, inizialmente diffidente ma portando altissimo rispetto nei confronti dell’Anziano Saggio, mise a disposizione un manipolo di cavalieri crociati per affrontare la missione. Dopo alcuni giorni di scavi tra gli anfratti delle montagne, un potente urlo emerse dalle profondità dei monti: il drago era libero.
Non appena il mostro riuscì a liberarsi, l’Anziano Saggio e i cavalieri gli tesero una trappola, riuscendo a conficcargli una lancia in un occhio. Nel frattempo, il mago gli lanciò un sortilegio, con cui lo trasformò in un drago piccolissimo ed innocuo, delle dimensioni di un fiorellino di campo. Gli abitanti del villaggio, felici e sollevati, omaggiarono i cavalieri e vissero per sempre in pace sulle sponde del loro amato lago.
La leggenda vuole che l’incantesimo lanciato dall’Anziano Saggio, nell’indebolire il drago, intrappolò anche il suo spirito maligno negli anfratti profondi da cui era arrivato: per questo motivo, anche ai giorni nostri, è possibile di tanto in tanto udire grida, frastuoni e boati.
Significati oltre la leggenda:
Fino a qui, la leggenda. In realtà, i boati del lago di Santa Croce, esplorati anche da una puntata di Mistero nel marzo 2011, sono il risultato di movimenti di falde acquifere sotterranee e rotture rocciose interne, rese ancora più “esplosive” e rumorose in periodi ad elevate precipitazioni piovose.